Dal cordone ombelicale si possono prelevare cellule staminali da donare o conservare, per una eventuale terapia nell’arco della vita del bambino e della sua famiglia.
Ma è necessario informare correttamente i genitori prima che sia troppo tardi.
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In Italia oltre il 95% dei cordoni sono gettati come rifiuto speciale, sprecando letteralmente un preziosissimo materiale biologico dalle enormi potenzialità terapeutiche.
È come gettare nel contenitore dei rifiuti ospedalieri un qualunque organo potenzialmente utilizzabile per un trapianto. (Prof. Francesco Zinno, Docente di Immunoematologia all’Università di Tor Vergata)
La nascita è l’unico momento nella vita che permette di prelevare questo prezioso tesoro e ho chiesto alla dottoressa Pierangela Totta, direttrice scientifica di FUTURA STEMCELL, di fare chiarezza sull’argomento.
Cosa sono le cellule staminali?
Quando si parla di cellule staminali nella pratica clinica si pensa sempre a qualcosa che accadrà nel futuro.
Quando leggiamo di terapie innovative utilizzate per malattie che ci spaventano e per le quali ad oggi non abbiamo delle cure accertate, spesso sono associate le cellule staminali.
Questo accade perché il termine “cellula staminale” prometta un impiego in tutte le promesse di terapie, ma in verità non è così.
Le cellule staminali sono cellule di tipo diverso che possono essere prelevate da fonti differenti ma che hanno come caratteristica comune la loro “primitività”.
Sono cellule, infatti, che rimangono quiescenti nel loro ciclo cellulare ma che sono programmate per trasformarsi in determinati tessuti, già dalle loro origini.
Ci sono cellule staminali in grado di trasformarsi in un unico tipo cellulare o cellule staminali in grado di trasformarsi in più tipi cellulari.
Le cellule staminali del muscolo, ad esempio, possono formare solamente le cellule del muscolo.
Le cellule staminali del sangue invece, possono formare tutti i tipi cellulari presenti in esso: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine.
Le prime cellule staminali scoperte furono proprio quelle definite ematopoietiche e ritrovate nel midollo osseo.
Furono studiate a lungo e data la loro caratteristica furono indicate come potenziali candidate per l’utilizzo in tutte quelle malattie legate al sangue.
Le staminali del cordone ombelicale
Si scoprì successivamente che il Cordone Ombelicale era una fonte ricca di tali cellule.
Gli studi hanno rivelato che le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale, non solo potevano essere utilizzate come quelle estratte dal midollo osseo o dal sangue periferico, ma avevano delle caratteristiche vantaggiose rispetto alle altre, come il dare un minor rigetto se trapiantate.
Cominciarono, quindi, ad essere utilizzate con successo nei trapianti (il primo trapianto avvenne in Francia nel 1988 su un paziente con Anemia di Fanconi).
Per questo si sentì la necessità in tutto il mondo di conservare questo bene prezioso istituendo Banche di Crioconservazione disciplinate in maniera differente a seconda dello Stato di appartenenza.
Cosa curano
L’utilizzo delle cellule staminali ematopoietiche in clinica prevede il trapianto di tali cellule per ben oltre 80 malattie che si possono riassumere in:
- tumori del sangue
- malattie del sistema immunitario
- malattie del metabolismo
- tumori solidi.
Sono utilizzate, inoltre, in numerosi studi clinici per malattie non correlate alle precedenti come la Paralisi Cerebrale o l’Autismo.
Cosa succede in Italia?
Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali formula, con il Decreto Ministeriale del 26 febbraio 2009:
La conservazione del sangue da cordone ombelicale rappresenta un interesse primario per il Servizio Sanitario Nazionale ed è quindi consentita presso le strutture pubbliche ad essa dedicate.
Permette una scelta di conservazione del sangue cordonale tra differenti possibilità.
Donazione solidaristica a scopo di trapianto eterologo (le cellule sono donate alla comunità, rientrano in un registro internazionale e sono utilizzate per trapianti allogenici, cioè per un individuo diverso dal donatore ma con lui compatibile).
Donazione per uso autologo o dedicato familiare (le cellule sono conservate e utilizzate o per trapianti autologhi, cioè per il donatore, o per trapianti allogenici familiari, cioè per un familiare compatibile) ma solamente per chi abbia una motivata documentazione clinico sanitaria di possibile utilizzo.
Conservazione autologa o familiare privata (le cellule sono conservate per trapianti autologhi o allogenici, ma anche per studi clinici) in banche estere di conservazione.
Perché una banca estera?
Perché l’Italia vieta la presenza di banche private e consente la conservazione autologa a suo carico solo in casi particolari, permettendo al cittadino di decidere se conservare in maniera autologa o familiare, a proprio carico, solo in banche private operanti all’estero.
Come si preleva il sangue cordonale?
Il prelievo di sangue cordonale avviene dopo il parto e dopo che si è atteso un tempo che garantisce il passaggio di sangue tra mamma e bambino, quando il cordone viene pinzato, in una condizione di sicurezza sia per la mamma e per il bambino.
Il prelievo, effettuato dall’ostetrica o dal ginecologo, viene poi inserito nell’apposito kit e spedito.
Il kit per la donazione viene fornito dalla struttura.
Quello della conservazione privata viene fornito dalla banca di riferimento e conterrà tutto il materiale sterile per effettuare il prelievo. Questo potrà essere eseguito in tutti gli ospedali pubblici o privati, previa autorizzazione all’esportazione rilasciata dalla direzione sanitaria della struttura.
Il campione di sangue cordonale deve essere trasportato in laboratorio entro massimo 72 ore dove verrà lavorato.
Viene analizzato (contato il numero di cellule, la loro vitalità, e l’assenza di contaminazione multipla di batteri o presenza di funghi) e solo dopo aver superato gli standard ritenuti validi dal paese di appartenenza della banca, conservato in tank appositi, contenenti vapori di azoto liquido.
In questa forma potranno rimanere congelati per anni.
Qualora fosse avanzata una richiesta di utilizzo di quel campione, prima di essere trasportato nel centro dove si effettuerà il trapianto e, quindi, prima di essere scongelato, il campione subirà ulteriori controlli tra cui il test di compatibilità HLA per verificare l’attuabilità del trapianto.
A presto,
Isotta