Diastasi: un problema post parto con tanti e importanti risvolti psicologici. Ecco il parere dell’esperta.
In questi giorni sto ricevendo tantissime richieste per partecipare alla prossima giornata di consulenze gratuite. A tutte le persone che manifestano interesse sono solita fare una telefonata per presentarmi e capire le loro necessità e le loro aspettative. Durante la chiacchierata emerge sempre un ( ovvio) punto in comune….l’avversione verso la propria pancia!
E quasi tutte mi hanno chiesto maggiori informazioni sulla diastasi.
Il mio compito è sicuramente quello di fornire, sia fase di consulenza sia durante le varie iniziative, tutte quelle informazioni e indicazioni per affrontare correttamente l’iter per diagnosticarla ed eventualmente gestirla.
Ma , vista l’enorme confusione che c’è al riguardo, credo sia importante in primis sottolineare cosa è ma soprattutto cosa NON E’ la diastasi.
Se non ne hai mai sentito parlare ti faccio una breve introduzione: la Diastasi dei retti Addominali consiste nell’allontanamento fisiologico dei retti addominali durante la gravidanza per consentire l’accoglimento e la crescita del feto.
E’ dunque una CONDIZIONE NATURALE che va valutata nel momento in cui, ad un anno dal parto, la posizione dei retti non ritorna nella posizione originale.
Dunque la diastasi NON E’ la pancetta..ma potrebbe essere la causa che dà alla pancia un aspetto che non ti piace.
La diastasi POTREBBE portare con sè una serie di fastidi e disturbi funzionali ( ed è per questo che negli ultimi tempi, esperti nelle professioni sanitarie come ginecologici, ostetriche, fisioterapisti, medici chirurghi , hanno posto grande interesse a questa tematica). Ma potrebbe anche essere totalmente asintomatica.
Moltissime mamme, grazie alle associazioni come Diastasi Donna ODV, hanno cominciato ad informarsi e a capire molto più approfonditamente il tema.
Il Mommy’s Beauty Lounge è stato il primo istituto di beellezza che ha cominciato ad occuparsene ( i miei primi contatti risalgono al 2017) per informare correttamente le mamme che ci seguono e sostiene attivamente l’associazione Diastasi Donna.
In questo articolo , con la dott.ssa D’Oriano, cominciamo ad approfondire gli aspetti emotivi legati a questo fenomeno con la speranza di tranquillizzare le mamme circa i normali sentimenti di frustrazione che si provano di fronte al fatto che c’è qualcosa del proprio corpo che non piace ma che non si capisce come affrontare ( se la diastasi è fisiologica ci sono delle strade da percorrere, se porta con sè dei disturbi allora le strade da seguire sono altre).
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“La Diastasi è un fenomeno che ha conseguenze sul piano fisico estremamente fastidiose e dolorose, ma genera anche un impatto a livello psicologico.
Innanzitutto non è da trascurare il fatto che quelle che si confrontano con i problemi legati alla Diastasi sono, nella maggioranza dei casi, donne che hanno vissuto una o più gravidanze e che, quindi, hanno visto emergere in loro questi problemi fisici dopo aver vissuto -durante la gravidanza- uno sconvolgimento del loro corpo.
Questo aspetto non è secondario in quanto la gestazione ha sulla donna un impatto emotivo, oltre che biologico, molto forte.
Le donne che partoriscono vivono un periodo di vulnerabilità in cui spesso si confrontano con la solitudine, con un senso di vuoto a volte inspiegabile, e con sentimenti di tristezza che spesso restano inconfessati.
Nei casi di Diastasi accade che, ad un anno dall’aver vissuto un simile sconvolgimento, la donna si rende conto che talune problematiche non si sono risolte e, a volte, il contraccolpo emotivo può essere davvero duro.
La donna, infatti, non si riconosce più nel suo corpo, non si piace più e, cosa peggiore, non sa come fare per risolvere dei disturbi che –teme- rimarranno per sempre.
I sentimenti di tristezza, confusione, contatto col proprio corpo, contatto con le proprie emozioni, paura, ma anche di frustrazione, rabbia e vergogna rischiano di farsi opprimenti; tali vissuti possono creare una sofferenza psicologica, in alcuni casi, molto intensa.
Spesso le donne si sentono colpevoli per ciò che vivono come se, in qualche modo, ciò che sta accadendo loro possa essere una propria responsabilità e si sentono in colpa anche nei confronti dei loro figli e mariti per non poter offrire loro il massimo dell’aiuto che vorrebbero.
Negli ultimi tempi, delle conseguenze fisiche della Diastasi si è appreso moltissimo, forse non vale lo stesso per quel che riguarda la componente emotiva di cui resta, perciò, ancora oggi un enorme sommerso.
Probabilmente, le donne hanno bisogno di poter essere aiutate ad entrare in contatto con tutto quello che la Diastasi comporta, emozioni e sentimenti compresi.
Hanno bisogno forse di sentire che le loro emozioni non sono un intralcio scomodo allo svolgimento della loro quotidianità, bensì sono la cosa più preziosa che hanno.
Le nostre emozioni, infatti, dicono di noi, della nostra storia, dei nostri bisogni e rinunciarvi significa perdere la parte più vera di noi.
Io credo che, così come per le donne che vivono drammaticamente il postparto e che faticano ad uscire allo scoperto per la paura del giudizio degli altri, anche le donne che vivono il dramma della Diastasi dei retti addominali fanno fatica a mostrare le loro difficoltà emotive e, di conseguenza, difficilmente si prendono lo spazio per se stesse.
Questo purtroppo non aiuta perché la guarigione è a 360 gradi: un processo globale, quindi, dove il piano fisico non può prescindere da quello emotivo.
Imparare o reimparare ad accettare il proprio corpo diviene, quindi, un percorso più profondo dove ogni donna si confronta con aspetti intimi di sé per elaborarli e per ridare senso alla sua storia e alla sua vita affinché davvero possa vivere una vera e propria rinascita.”