Il seno come fonte di nutrimento
Subito dopo il parto il seno assume un ruolo primario. Riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come fonte di nutrimento primario, ma anche calore, contatto e sicurezza.
Questo e molto altro rappresenta il seno di una mamma per il suo bambino.
Eppure ci sono casi in cui il seno si può generare disagio e sofferenza al punto da rovinare questo delicato momento emotivo della mamma e del bambino.
Articolo tratto dal Beauty Magazine
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Queste fonti di disagio e dolore sono le cause principali che determinano una triste statistica: solo il 10% dei bambini italiani è allattato al seno dopo i 6 mesi.
Come noi anche la Germania.
Ma perché le donne smettono di allattare nelle prime settimane?
Ci sono due motivi principali:
1. “Non ho latte”
E’ un tema troppo ampio per essere trattato in questa sede perché si basa su una serie di aspetti non solo fisiologici, ma anche psicologici e culturali su cui gli operatori sanitari stanno ancora lavorando.
Il loro compito?
Spiegare cosa significa non avere latte e dimostrare come invece averne abbastanza.
Ogni neomamma dovrebbe avere fiducia nelle proprie capacità di nutrire e accudire i propri figli in modo naturale.
Per fortuna ultimamente ci sono sempre più campagne informative e associazioni che promuovono l’allattamento materno come ad esempio la LECHE LEAGUE (https:// www.lllitalia.org) che con il suo famosissimo manuale “l’arte dell’allattamento materno” ha aiutato milioni di mamme in tutto il mondo ad avviare e mantenere nel tempo la pratica dell’allattamento al seno.
2. Ingorghi mammari, stasi del latte e mastiti
A queste è imputabile il DOLORE che fa desistere le mamme dal proseguire.
Se il convincimento della mancanza di latte afferisce alla sfera psicologica, quelli di ingorghi, stasi e mastiti sono problemi riconducibili alle importanti sollecitazioni della suzione e alla trasformazione della ghiandola mammaria. Vediamoli nel dettaglio.
INGORGO MAMMARIO
Si presenta nei primi giorni e non è il risultato di una presenza di troppo latte che non si riesce far uscire. Piuttosto è dovuto ad un’esagerata presenza di sangue e di liquidi nel sistema linfatico che fanno apparire i seni gonfi ed edematosi, impedendo al bambino di prendere il capezzolo.
Come affrontare l’ingorgo?
La soluzione non è tirare il latte, perché il problema come spiegato non è un accumulo di latte.
Per eliminare il dolore è utile intervenire rapidamente in questo modo:
- raffreddare la parte
- eseguire un “massaggio a pressione” con la mano di piatto verso l’alto e lateralmente in direzione dei nodi linfatici
- tolto l’edema la mamma dovrebbe immediatamente allattare.
STASI DEL LATTE
Quando i dotti si riempiono moltissimo e il latte si infiltra nei tessuti circostanti c’è una stasi del latte. Le cause possono essere davvero tante:
- il bambino non riesce a succhiare bene a causa del frenulo corto e quindi non riesce a svuotare completamente i seni
- i dotti sono chiusi a causa di piccole vesciche sul capezzolo o perché c’è qualcosa che blocca il passaggio del latte (ad esempio un reggiseno troppo stretto o la mamma che sostiene il seno in modo errato durante la poppata)
- le poppate sono troppo intervallate
Le conseguenze sono febbre, aree del seno arrossate e noduli. Ma soprattutto la probabilità che il latte cambi di sapore e non piaccia al bambino.
Come gestire la stasi del latte?
La prima vera forma di prevenzione è una corretta informazione che indichi alle mamme l’importanza della pratica dell’allattamento a richiesta, che permette di mantenere in equilibrio il meccanismo di domanda-offerta, le posizioni corrette da assumere durante le poppate e quali sono gli strumenti potenzialmente interferenti con l’allattamento (es. ciuccio).
In caso di stasi, il trattamento ideale prevede:
- 5 minuti di applicazioni calde
- un massaggio leggero
- una poppata ininterrotta (o un’applicazione di un tiralatte efficace) per 5-10 minuti ancora dopo il riflesso di emissione
- applicazioni fredde quando il seno è stato svuotato.
MASTITE PUERPERALE
La mastite è un’infiammazione acuta causata da batteri che si sono fatti strada all’interno del seno.
Le statistiche dicono che, anche se può avvenire in qualsiasi periodo dell’allattamento, nel 74-95% dei casi si verifica nelle prime 12 settimane ed è comunissima nella 2° e 3° settimana dopo il parto.
La porta di ingresso per l’infezione nella mastite è la ragade che spiegherebbe la comparsa frequente dopo circa quindici giorni dall’inizio dell’ allattamento.
Ma, oltre alle ragadi, i germi responsabili della mastite possono provenire dalle mani della madre o del personale dell’ospedale, dalle mani o dalla bocca del bambino, dalle infezioni della mammella e in alcuni casi dalle infezioni dei dotti lattiferi.
Come affrontare la mastite?
L’allattamento fa parte della terapia!
In teoria il bambino non ha problemi a prendere il latte materno proprio perché il latte non è contaminato dai batteri ma sfortunatamente questa è la raccomandazione più frequente.
In realtà sospendendo l’allattamento si vanno a creare i presupposti per intensificare il problema perché viene a crearsi anche una stasi. Una buona terapia può essere rappresentata da:
- paracetamolo circa 20 minuti prima di allattare
- ripetuti massaggi caldi
- drenare spesso il seno e, se necessario, usare anche un tiralatte
La mamma ha bisogno di riposo totale e deve assumere grandi quantità di liquidi.
Quando la mastite impedisce di allattare
Sono rari i casi in cui è necessario sospendere l’allattamento al seno. Uno di questi è la mastite bilaterale ovvero entrambi i seni presentano mastite.
Potrebbe essere causata da germi estremamente aggressivi, come ß-emolitico, Streptococco, Stafilococco Aureo. È importante in queste situazioni che la madre prenda l’antibiotico giusto, dreni il seno e butti via il latte per qualche giorno.
Dopo quindici giorni il bambino può tranquillamente ritornare al seno, ed è l’unica e rara occasione in cui è necessario sospendere l’allattamento. Il medico di riferimento saprà indicare alla mamma la necessità di fare una coltura batteriologica del latte e un tampone faringeo al neonato.
I dati riportati sono reperibili nella relazione del dott. Michael Abou-Dakn, Ginecologo della Clinica Vivantes Humboldt. La relazione è stata presentata durante la VI Giornata dell’Allattamento al seno promossa dalla Leche League Italia nel maggio 2005.
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A presto,
Isotta
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